Nel XVI secolo, qui c’erano le abitazioni di emergenza; sotto il regno di Rodolfo II, invece, il vicolo era abitato dai componenti della guardia del Castello: ventiquattro arcieri, con le numerose famiglie al seguito. Il sovraffollamento costrinse gli abitanti a sfruttare lo spazio al centimetro; le case basse vennero sopraelevate, con piani anche inferiori ad un metro; le case vennero costruite anche sull'altro lato, riducendo la larghezza del Vicolo d'Oro a meno di un metro. Più tardi, qui vissero anche i poveri e gli indigenti. Dal 1952 al 1955 la via è stata interamente rinnovata con un progetto che le conferisce i vivaci colori che oggi potete vedere. Da quel momento è diventata un luogo pieno di turisti e le piccole case si sono trasformate in birrerie e negozi di souvenir, marionette e riproduzioni di armi medievali. In quelle case, oltre la storia c'è la leggenda. Nel 1800, inizia a diffondersi la convinzione che al tempo di Rodolfo II non ci fossero nel vicolo semplicemente degli orafi, ma addirittura degli alchimisti. L'imperatore li avrebbe portati lì durante il suo regno per fargli trovare l'elisir di lunga vita e la formula magica per trasformare i metalli poveri in oro. C’è un fondamento a questa credenza, non è tutta leggenda: l'imperatore Rodolfo II era davvero appassionato di arti magiche ed un uomo dalla personalità complessa, da molti considerato un folle.
Il sovrano trasferì la capitale dell’impero asburgico dalla detestata Vienna all’amatissima Praga nel 1583 e vi fondò un’ “accademia alchimistica”, chiamando a raccolta nomi eccellenti della sua epoca come due famosi occultisti inglesi: John Dee ed Edward Kelley. Più che a questioni di regno, il sovrano manifestò interesse
per la ricerca dell’eternità che, secondo il suo modo di pensare, si sarebbe concretizzata attraverso due cammini paralleli: quello delle Arti e quello delle Scienze, sublimantisi nella famigerata Pietra Filosofale. Per smascherare gli imbroglioni che ambivano ad avere un posto di alchimista imperiale Rodolfo d’Asburgo si valeva del suo medico personale, Šimon Tadeáš Hájek (o Taddeus Hagecius), così che diversi impostori finirono nelle segrete o, peggio, nella Torre Bianca che sorge nella parte occidentale del vicolo e che veniva in parte utilizzata come carcere e sala delle torture (ci finirà anche Edward Kelley, ma ne parliamo più avanti…). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le casette non sono state più usate come abitazioni. Tra il 2010 ed il 2011, il Vicolo d’oro è stato sottoposto ad una ristrutturazione completa. Oggi, l’esposizione permanente allestita in nove delle sedici casette, documenta la vita nel vicolo negli ultimi cinque secoli. Tutti questi piccoli edifici raccontano la vita di personaggi realmente esistiti che vissero al loro interno tra il XIV secolo e gli anni cinquanta del XX secolo. Qui c’erano, ad esempio, la casa degli abitanti più vecchi del vicolo (i cosiddetti “tiratori rossi”, che sorvegliavano le porte del Castello), l’officina dell’orefice, una taverna, la casetta dell’erborista, o l’abitazione del signor Kazda, uno storico di film amatoriali che, durante l’occupazione nazista, nascose nel vicolo le copie dei film cechi dell’epoca ed, infine, la casa della famosa veggente e cartomante praghese Matylda Průšová.
Costei era nota anche come Madame De Thèbe e fu la più celebre indovina di Praga, vissuta nel primo Novecento, prima di essere uccisa, per ordine di Hitler, durante l'occupazione nazista, per aver rivelato al Führer il suo destino e il prossimo crollo del Terzo Reich.
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