Hoia Baciu è una foresta che si trova al confine settentrionale della Romania, alla periferia di quel gioiello policulturale che è il comune di Cluj Napoca, nel cuore della regione della Transilvania, dove il crescente rifiorire di università e scuole non è stato ancora sufficientemente in grado di soppiantare dall’immaginario popolare i ben più celebri castelli stregati, vampiri, non morti, lupi mannari &co.
La città, che ha dato i natali al re Mattia Corvino, colui che ebbe l’ardire di fare suo prigioniero il conte Dracula, al secolo Vlad Tepes, oltre alle strutture didattiche vanta nel proprio territorio splendide costruzioni gotiche e medievali, statue rinascimentali, palazzi balocchi e ultima ma non ultima per importanza, una foresta da brivido che attraverso i secoli sembra aver cambiato diversi proprietari: dal diavolo, ai fantasmi fino ad arrivare agli alieni.
La foresta di Hoia Baciu si estende per 250 ettari alla periferia di Cluj Napoca. Sebbene sia vecchia di oltre due secoli, gli alberi che la rinverdiscono appaiono alla vista giovani e dagli arbusti sottili. Anche la sua storia “conosciuta” è relativamente recente e comincia intorno agli anni sessanta del novecento, quando la foresta ha goduto di una rapida ribalta per via dei fatti inspiegabili che si sarebbero verificati. Su tutto ciò che riguarda i secoli precedenti aleggia una sorta di velo di mistero che gli abitanti non vogliono o non sono in grado di scalfire. Chi da sempre abita in quelle zone sa che dentro la foresta non bisogna avventurarsi e tanto basta. “State alla larga da quella terra, presenze maligne la abitano.” dicevano i nonni ai propri nipoti, che ancora oggi tramandano alla prole questa buona abitudine. Qualcuno afferma vi risieda il diavolo in persona, altri che gli spiriti di centinaia di persone che lì furono torturate la infestino. Siamo in Transilvania e il folklore, si sa, è quasi religione. Eppure, qualcosa di veramente inspiegabile ad Hoia Baciu si è verificato e si verifica tuttora, sono perfino studiosi e biologi ad essersene interessati. Nella metà del secolo novecento si cominciò a parlare di sparizioni: sembra che chiunque entrasse nella foresta fosse destinato a non fare più ritorno alla civiltà. Un episodio su tutti è considerato il caposaldo dell’aneddotica su Hoia Baciu, quello del pastore scomparso con appresso il suo gregge di oltre 200 pecore. Per giorni gli abitanti dei villaggi limitrofi setacciarono l’aria, ma dell’uomo e dei suoi animali nessuno seppe più nulla.
Un’altra storia narra di una bambina che sparì nella foresta per poi ricomparire 5 anni dopo fra lo stupore generale, con gli stessi indumenti e senza il minimo segno di invecchiamento. Fu difficile convincere la piccola che era stata via da casa per cinque anni: per qualche strano motivo ella era convinta fossero trascorse appena poche ore.
Un’altra donna scomparve per diverso tempo per poi ricomparire dopo giorni con in tasca una moneta del quindicesimo secolo, ignorando di essere stata via per così tanto tempo.
Le sparizioni avvenute negli anni e le strane testimonianze hanno spinto la gente a ipotizzare la presenza di un cancello dimensionale celato nella foresta, che congiungerebbe la nostra dimensione con chissà quale altro piano.
Se su queste ultime storie è possibile avanzare qualche lecito dubbio, decisamente più attendibili risultano le testimonianze dei numerosi esploratori e ghost hunters che periodicamente visitano la foresta. Una sensazione di malessere generale attanaglia chi si avventura fra quegli arbusti, ansia, nausea, capogiri e perfino ustioni sulla pelle. Molte persone giurano di sentirsi seguite con lo sguardo da misteriose presenze rannicchiate dietro i cespugli e di udire voci spettrali fra le fronde degli alberi. Inoltre gli animali sembrano piuttosto amichevoli, come quel lupo che incrociò un gruppo di turisti e li avrebbe ignorati.
Il biologo Alexander Sift, che dopo aver visitato Hoia Baciu da giovane fu a sua volta vittima di un malore che lo accompagnò per due settimane con febbre e ustioni su tutto il corpo, ha trascorso la sua vita a indagare sui misteri della foresta deciso a far luce su quanto accadutogli personalmente in sorte. Le foto da lui scattate sono fra le più incredibili: strani bagliori che spezzano la notte profonda, oggetti volanti non identificati, umanoidi, sagome dai contorni non definiti e alberi senza foglie che crescono in spire ovoidali.
Sift ha inoltre provato a dare una spiegazione scientifica al malessere che colpì lui e altri poveri sventurati reduci dalla gita ad Hoia Baciu, riscontrando delle similitudini con un malattia conosciuta come cheratosi Attinica, una malattia cutanea dovuta ai raggi ultra violetti del sole, ed effettivamente alcune rilevazioni hanno riscontrato in certe zone una radioattività superiore a quella prodotta dall’urano naturale.
Come se non bastasse, c’è un punto nella foresta, perfettamente circolare, dove da sempre non cresce un filo d’erba. Botanici e biologi di tutto il mondo hanno analizzato quel tratto di terra senza però riportare nulla di anormale.
Alexander Sift è morto nel 1993, ma ha scattato circa 60000 foto della foresta nel corso degli anni. Molte sono andate perdute, tuttavia altri ricercatori come Emil Barnea, Florin Gheorghe, Casbah Borbath e Adrian Patrut hanno seguito il suo esempio: ad oggi la foresta può considerarsi uno degli esempi di fenomeno paranormale meglio documentato esistente nel mondo.
Le foto raffigurano volti sinistri stagliati nel buio, alberi dalle forme irregolari, bizzarri umanoidi e una vasta quantità di dischi volanti.
fonte-->http://enightmare.it/category/europa/page/6
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